ISLANDA TERZA PARTE | Viaggio fotografico con Corrado e Luca

Giorno 4

La quarta giornata itinerante ci porterà in altri luoghi magnifici: ad oltre 200km di distanza ci aspetta una fra le meraviglie più suggestive dell’Islanda. No, non è vero, è tutta costellata di luoghi sorprendentemente magnifici e quello di oggi non è da meno.
Seguiamo la strada principale ma il nostro spirito ci spinge a provare a percorrere parte di una strada sterrata; non è possibile proseguire ma qui entriamo in contatto con: cavalli islandesi, un cimitero sperduto, fiumi azzurri con golene nere, prati. Decidiamo di alzarci in volo con il drone; non c’è di certo il rischio di colpire rami. Quello che vediamo dal monitor ci lascia a bocca aperta: una sorta di canyon con contrasti cromatici sbalorditivi!


Siamo circondati da spazi incontaminati, aria fresca e cielo limpido. “Il cielo d’Islanda”, come ci ha detto una signora in aeroporto sbagliando la canzone della Mannoia. Qui, uno fra i pranzi più belli della nostra vita. In mezzo al nulla circondati da stranissima natura spoglia. Dopo qualche ora ripartiamo per Breiðamerkursandur (so che non lo leggerete mai): diamond beach, ovvero la spiaggia dei diamanti. Un’altra spiaggia bruna con massi di ghiaccio; arrivarci è stranissimo: un paesaggio lunare ci accompagna per km e km e poi, all’improvviso, ecco un enorme ghiacciaio ma non “in alto”, proprio allo stesso livello della strada deserta che stiamo percorrendo! Al di la di una piccola altura (poche decine di metri) acqua con… iceberg.


Parliamo con una donna texana “il paesaggio è strano, di qua deserto di la ghiaccio”, dico. “sì, mi ricorda un po’ casa mia quel paesaggio. Vengo qui tutti i giorni perché questo ghiacciaio mi rilassa moltissimo” ci racconta.
Nella nostra testa appaiono le foto di Copeland e, proprio qui, decido di realizzare le fotografie che avevo in mente fin dalla partenza. La luce non è bella, al momento. Come si spiega sempre ai corsi: non fermatevi al primo sguardo. Aspettate e conoscete il soggetto. Ecco. Dopo qualche ora la luce che permette lo sviluppo digitale che immaginavo. Non possiamo pubblicare il progetto completo perché impegnato in un importantissimo concorso internazionale ma una foto… sì.


Attraversiamo la strada ed arriviamo alla spiaggia già descritta. Qui la luce non ci piace; capiamo che nemmeno l’attesa può accentuare i contrasti; torneremo domani. E non dimentichiamoci… L’aurora vien di notte e, quindi, la giornata non è terminata! Decidiamo di percorrere un po’ di strada ed arriviamo in uno strano paese, piccolissimo, con una signora molto sospettosa che guarda il nostro van come se stessimo cercando di invadere il museo dei nuggets di cui vanno fieri. Sì, non è una battuta. Il navigatore ci dice così: non sappiamo se sia vero perché lo stabile risultava chiuso ma assieme al museo fallologico di Reykjavik sembra un vanto degli Islandesi (in internet c’è un’immagine che raffigura un nugget
nello spazio). Decidiamo di cenare qui. Scoliamo la tanto attesa pasta italiana. Delle buonissime farfalle che ci cadono proprio di fronte l’abitazione della guardiana. Puliamo e ci spostiamo.


In questo tipo di viaggio il vero adattamento si vede nel “momento bagno” ma non ci sembrava il caso di mettere a repentaglio la nostra vita con la signora; pensiamo sia andata a cercare una lupara in cantina. Dopo aver percorso km per cercare un bagno aperto (in realtà l’abbiamo trovato chiuso) parcheggiamo lungo un piccolo golfo (è notte, non capiamo se si tratta d’un corso d’acqua ampio o un ristringimento del mare). Ci sentiamo che qualcosa accadrà; l’applicazione dice che statisticamente abbiamo solo il 4% di probabilità di vedere l’aurora; ma come diceva Bukowsky “Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media accettabile”.


Pensiamo alla migliore inquadratura. Ecco che a mezzanotte spunta il primo baffo verde in mezzo al cielo nero e la prima carovana di orientali in mezzo al nulla Islandese pronti ad immortalare l’aurora muniti di stranissime espressioni vocali e telefonini col torcia accesa. Qui fotografiamo molto.


Sono onesto, l’aurora è bellissima, le foto ben riuscite ma troppo inflazionate. Impossibile, comunque, non catturare questo momento per due fotografi.
Sono quasi le 2, andiamo a letto.

Giorno 5

Il risveglio è bellissimo, una pace unica ci fa assaporare l’alba laddove, poche ore prima, il cielo era verde. Questa giornata la dedichiamo ad alcuni luoghi famosi ma inevitabili; sarebbe come non recarsi al Colosseo durante una gita a Roma. Partiamo per dirigerci verso Höfn ma senza dimenticare la Diamond Beach trascurata il giorno prima; ora sì: la luce è giusta e anche il nostro stato d’animo: ci alziamo in volo sia col drone ma anche mentalmente e spiritualmente. Camminiamo lungo l’oceano schivano i “diamanti” di ghiaccio, pestando sabbia vulcanica e assaporando l’aria pungente sul viso.

“Perché in tanti ci stanno scrivendo che ci invidiano ma non si mettono in gioco?” ci chiediamo. Eppure i costi, se ci si sa adattare, sono molto più contenuti di una vacanzina in noti siti balneari locali; senza nulla togliere, ovviamente.
Il ghiaccio scintilla su un tappeto nero mentre il rumore delle onde accompagna i nostri pensieri, inutile dire che ci si sente un tutt’uno con la natura che ci circonda.


Decidiamo di procedere verso Gullfoss, enormi cascate; considerate fra le più belle di tutta l’isola nel così detto “Circolo d’oro”; il panorama è mozzafiato, pienamente immersivo: il rumore fragoroso del doppio salto si contrasta con la pace di un perenne arcobaleno ma… siamo qui anche come fotografi. Con le condizioni attuali difficile andare oltre la bella ed importante foto ricordo. Lungo il tragitto ci imbattiamo in una radura ai piedi di una conformazione rocciosa: terra morbida vulcanica coperta di erba nocciola, un fiume azzurro ed un prato verde abitato da cavalli selvatici. Decidiamo di avvicinarci e di fare la loro conoscenza con la dovuta calma e rispetto.


Subito se ne avvicina uno; è lui a rompere il ghiaccio.
Una cavalla che prima proteggeva con il corpo il proprio cucciolo e che ci guardava con sospetto decide di avvicinarsi, si fa conoscere ed accarezzare. Il tempo qui vola, un luogo paradisiaco; senza rumori riconducibili al traffico, senza pensieri: una quiete totale; quasi spiazzante. Un cavallo nero decide di farsi coccolare appoggiando il suo grande muso sulla spalla, difficile trattenere le emozioni; ancora mi tremano le mani al solo ricordo. Pranziamo nel van di fronte a questo spettacolo; anche oggi qualcosa in più rispetto ai biscotti digestive: legumi. Se si dice Islanda è impossibile non pensare ai gayser e, così, riprendiamo la marca verso Geysir: un luogo surreale dove con un tempismo perfetto la terra sputa acqua calda a circa 60 metri d’altezza e dove le persone si confondo con i vapori che il terreno rilascia.


CONCLUSIONI Abbiamo deciso di raccontarvi la nostra avventura fino a questo giorno; non possiamo di certo dirvi tutte le cose che potrete vedere, provare e fotografare con un viaggio itinerante assieme a noi; una cosa è certa: abbiamo parlato con chiunque. A livello umano pensiamo sia una fra le migliori esperienze. Ridere con sconosciuti, vedere le lacrime di una persona che ha bisogno d’affetto, farsi accarezzare la pelle dalla criniera di un cavallo selvatico.


Bere della buona birra in compagnia di chi non si è ai visto prima passando ore ed ore davanti a gruppi musicali pazzeschi. Per noi il viaggio è tutto questo.
Mettersi in gioc, uscire dalla propria zona di confort e lasciarsi trasportare da tutto quello che ci circonda; è adattamento. Sono pasti con biscotti o con 3 etti di pasta, sono risate con gomito alto, discussioni e riflessioni; è vento gelido e bagno in pozze termali in mezzo alle montagne. Le parole non possono esprimere tutto ciò, forse è meglio aspettarvi alla prossima avventura.

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