Fotografia – Vivian Maier, le fotografie, Facebook e Milano

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Cosa accomuna le immagini fotografiche di Vivian Maier a Milano e, soprattutto, a facebook?

Per capire meglio quanto sto per dire credo sia necessario vedere chi era Vivian e a cosa è dovuta la sua improvvisa fama.
Nasce a New York nel 1926 da Cherles Maier e dalla francese (di nascita) Maria Jaussaud che ottenne, grazie al matrimonio, la cittadinanza statunitense.
Pochi anni dopo la nascita di Vivian, i genitori si separano e, a differenza del fratello William, Vivian sarà affidata alla madre che riceverà aiuto da un’amica: Jeanne Bertrand, fotografa di professione e anch’essa d’origine francese. Una conoscenza fondamentale per il futuro di Vivian che inizia ad innamorarsi della fotografia.

Dopo essere tornate in Francia per qualche anno Maria (la madre) e Vivian ritornano negli Stati Uniti dove, poco più che ventenne, inizia a percorrere la regione fotografando parenti più o meno lontani. Grazie ad una vendita di materiale fotografico, Vivian, riesce a permettersi una Rolleiflex con la quale racconterà il suo viaggio nell’America settentrionale.
Ma, allora, dove sta il mistero della vita di Vivian? Dov’è la bambinaia di cui si parla?

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A trent’anni verrà assunta dai coniugi Gensburg per accudire i loro tre figli: Matthew, John e Lane dove, usufruendo del bagno privato adibito a camera oscura, svilupperà molti negativi; inutile dire che Chicago diede molti spunti fotografici a Maier che decise di intraprendere, tra il ’59 ed il ’60, un viaggio in solitaria intorno al mondo. Passerà dalle Filippine alla Thailandia, dall’India allo Yemen, dall’Egitto all’Italia per terminare il viaggio in Francia.

Nel ’75 Maria Maier muore lasciando Vivian che continua la propria ricerca fotografica senza lasciare il lavoro di bambinaia svolgendolo presso molte famiglie di cui non conosciamo il nome. Due cose sono certe: nel 1987 i coniugi Usiskin saranno i suoi nuovi datori di lavoro e tra il 1989 ed il 1993, si prese cura di C. Bayleander; una giovane ragazza con gravi problemi mentali. Fu in questo periodo che le 200 scatole contenenti l’archivio fotografico di Vivian verranno spostate in un mezzanino.

Difficoltà finanziarie inizieranno a pesare su Vivian e saranno i coniugi Gensburg, con i quali aveva mantenuto ottimi rapporti, a trasferirla in un bell’appartamento a Chicago accudendola con amore. Vivian morirà nel 2009, dopo un incidente su ghiaccio avvenuto nel 2008 e le cure dei coniugi Gensubrg, che la faranno ricoverare in una casa di cura, non basteranno a salvarle la vita.

E i negativi?
Vivian, a causa delle difficoltà economiche, non riuscì sempre a pagare gli affitti e il box dove erano stati riposti, verrà acquistato in un’asta da John Maloof (29 enne) che dopo aver visto la qualità fotografica ha deciso di valorizzare l’opera della “bambinaia fotografa”.

Vivian Maier non ha mai smesso di studiare il mondo che la circondava e lo ha fatto tramite il mezzo fotografico. La sua sensibilità traspare da moltissime immagini fotografiche delle quali si sa ancora molto poco: molte lastre e negativi, infatti, erano ancora da sviluppare e l’archivio non sempre seguiva un ordine cronologico. E’ stato grazie ad un lavoro minuzioso che, oggi, sappiamo qualcosa di più e che i ritratti e gli autoritratti di Vivian sono sempre più diffusi.

September 10th, 1955, New York City

Si sa. Si è sempre fatto perno sul “risultato facile” e i “guru”, nel periodo storico che stiamo attraversando, di certo non mancano. Anzi: i nuovi mezzi di comunicazione, e l’uso errato dei “social network” hanno amplificato il potere della banalizzazione.

Risultato?

Vivian Maier = Fotografa malata compulsiva
Vivian Maier =  Autoritratti = Selfie

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Un po’ riduttivo per quello che sta diventando Vivian e per la sensibilità che questa fotografa contemporanea ha dimostrato, non credete?

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E Milano?

Eccoci all’ultimo punto. Credo che visitare mostre fotografiche sia un processo fondamentale per qualsiasi fotografo.
Per questo motivo cerco di non mancare a troppi appuntamenti andando a conoscere “da vicino” gli autori (sia pure “solamente” attraverso le stampe).

Così lo scorso anno sono andato a Milano, presso Via Meravigli. L’esposizione è stata ben pubblicizzata sul web. Vivian Maier per la prima volta a Milano.

Purtroppo l’entusiasmo è scemato una volta entrato. Il fenomeno mediatico che Vivian ha vissuto grazie a facebook sembra essere stato rappresentato al meglio in questa galleria. Non voglio assolutamente mettere in dubbio le difficoltà che possono nascere durante l’allestimento di una mostra fotografica, soprattutto di quella in questione né mi voglio dilungare troppo, il più è già stato detto ma… le stampe disposte su due file, la seconda troppo alta per una persona di bassa statura ma nemmeno ottimale per una persona di media altezza e il vetro che riflette la luce dell’illuminazione della sala (non ricordo se neon o led ma in ogni caso mal posizionata) sembrano legittimare il sospetto.

Libro consigliato: Vivian Maier – una fotografa ritrovata
Film documentario consigliato: Alla ricerca di Vivian Maier

C.T.

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